Il Primitivo di Manduria DOC, denominazione d’origine e zone di produzione
Il vitigno Primitivo, al di là dei cugini statunitensi e balcanici, è coltivato anche in altre zone d’Italia, come ad esempio le limitrofe Campania e Basilicata, dove è presente anche in denominazioni d’origine quali ad esempio Falerno del Massico DOC e Primitivo di Matera DOC, entrambe di più recente costituzione rispetto a Manduria DOC.
Non dimentichiamo che in Puglia il Primitivo ha anche un importante riconoscimento nella DOC di Gioia del Colle, istituita alla fine degli anni ottanta proprio a segnare un altro territorio vocato, appunto la terra d’approdo del vitigno nella nostra penisola. È molto interessante notare come anche questa denominazione stia raccogliendo attorno a sé produzioni di estremo rilievo, dalle sfaccettature sicuramente differenti dai fratelli salentini, ma con una specificità che va definendosi ed evolvendosi col passare degli anni. In questo articolo ci concentriamo però proprio sul Primitivo di Manduria DOC e sulle specificità che lo caratterizzano.
Importanza della denominazione Primitivo di Manduria DOC
Il Primitivo di Manduria DOC è tuttavia la denominazione a base Primitivo più conosciuta e diffusa in Italia e all’estero. Regolata e protetta da un apposito Consorzio di Tutela ha preso il nome dalla cittadina dalla cui stazione ferroviaria, in passato, partivano le cisterne di vino da taglio con destinazione Nord Italia e Europa.
Il Primitivo di Manduria, rispetto a quello delle altre zone, tende a esprimere maggiore forza, ricchezza, carattere e complessità di profumi, in particolare quando le uve provengono da vecchi alberelli. Il terroir è ideale per la crescita di queste preziose piccole piante: il clima è infatti caratterizzato da temperature medie annuali elevate, estati secche e buone escursioni termiche; il suolo è generalmente “terra rossa”, in quanto ricco di ossidi di ferro, poco profondo e su substrato calcareo; le brezze marine soffiano tutto l’anno tra i vigneti, mantenendo l’ambiente secco e ventilato e garantendo così la sanità dei grappoli.
Specificità dell’area di denominazione
Attualmente l’area della denominazione comprende ben 18 Comuni situati a est della città di Taranto, lungo la costa jonica da un lato e al confine con la provincia di Brindisi dall’altro, provincia di cui l’areale della DOC include qualche comune.
La regione, anche se molto circoscritta, presenta delle diversità notevoli in termini di terroir, al punto da delineare una zonazione che tiene conto delle specificità dei territori. Si va dalle colline del nord tarantino alle dune costiere dell’alto Salento, dove gli alberelli vivono fianco a fianco con gli arbusti della macchia mediterranea come il timo, il lentisco, il rosmarino.
Molto rilevante è la zona attorno alla cittadina di Sava in quanto ricca di vigneti condotti ancora ad alberello su terra rossa che in alcuni casi vanno a configurare dei veri e propri cru.
Primitivo di Manduria e San Marzano Wines
Oltre ai già citati Sessantanni, Anniversario 62 e 11 Filari, sono tante le etichette San Marzano che raccontano il rapporto privilegiato che abbiamo con questo vitigno così identitario per il nostro territorio. Il disciplinare stabilisce che la denominazione Primitivo di Manduria DOC prevede diverse tipologie. Tra queste la versione secca ha una gradazione alcolica minima del 13,5%, il più alto requisito minimo in alcol per una denominazione di vino secco non fortificato al mondo. Nella versione secca San Marzano propone Talò Primitivo di Manduria DOP, un rosso corposo dal tannino elegante.
Bibliografia e sitografia: Primitivo di Puglia di Giuseppe Baldassarre (INPUT edizioni); Dal “Merum” al Primitivo di Manduria di Gianni Iacovelli, Bianca Tragni, Pietro Gargano (Filo Editore); La Stirpe del Vino di Attilio Scienza e Serena Imazio (Sperling & Kupfer); www.quattrocalici.it .